L’immigrazione Ripese a Rosario, Santa Fe,Argentina

L’immigrazione Ripese a Rosario, Santa Fe,Argentina

Un racconto e una testimonianza del perchè e come nasce a Rosario la catena dei panifici e dei panettieri dei Ripesi (cittadini di Ripalimosani – Molise) immigrati a Rosario in Agentina. Nel suo racconto di Mariela si evidenzia con forza il rapporto umano e sociale che si era  instaurato  tra tutti gli immigrati che dal 1918 e fino agli anni sessanta emigrarono oltre oceano per trovare nuove fortune.

Post di Mariela T.

Nella nostra città, Rosario,  risiede una numerosa comunità di immigrati di Ripalimosani, molti di loro fanno parte della nostra storia familiare: bisnonni, nonni, genitori, zii… che con i loro racconti, storie, canzoni ci hanno trasmesso – forse senza rendondosi conto – l’amore per la propria terra, che in qualche modo è anche la nostra.

I Ripesi residenti a Rosario emigrarono dalla fine della Prima Guerra Mondiale (1918) fino all’inizio degli anni ’60. Questo gruppo di immigrati aveva in comune l’attività lavorativa, erano prevalentemente contadini, cioè si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento.

¿Che cosa ha di speciale l’immigrazione Ripese a Rosario? ¿Quale caratteristica la distingue e la rende unica?Un fenomeno particolare si è verificato a Rosario in relazione all’immigrazione ripese, legato all’attività economica a cui si dedicava la stragrande maggioranza: la panificazione.Lo spirito di collaborazione tra i connazionali portò alla naturale creazione di una catena dove un connazionale già avviato nella propria attività, offriva lavoro e alloggio ai ripesi appena arrivati.Così, una volta che questi ultimi riuscivano ad apprendere il mestiere e raggiungevano una certa indipendenza economica, acquistavano un proprio panificio e chiamavano la loro famiglia o amici.

La collaborazione talvolta si estendeva anche alla concessione di prestiti in denaro tra i connazionali, proprio allo scopo di poter avere fondi sufficienti per acquistare il panificio. In alcune occasioni il prestito veniva documentato con cambiali e in altri casi veniva effettuato semplicemente verbalmente.

Generalmente l’intero nucleo familiare si dedicava al lavoro nel panificio, dove erano le donne a servire il pubblico (il “bancone”), anche se talvolta svolgevano lavori di panificazione accanto agli uomini. Ricordiamo che a quel tempo il lavoro non era meccanizzato e industrializzato come lo è oggi, quindi la produzione era artigianale al 100%, per questo richiedeva un maggiore impegno fisico e una maggiore dedizione di tempo. La mancanza di adeguate possibilità di refrigerazione impediva una preparazione in anticipo, motivo per cui i lavori hanno dovuto essere svolti nelle prime ore del mattino. Da sottolineare inoltre che nella maggior parte dei casi i locali commerciali del panificio e della “cuadra” – così si chiama il posto nel quale si fa il pane in Argentina – sono stati integrati alla casa familiare, cosa che ha consentito di ridurre i costi in affitto e di ottenere una maggiore praticità.

In questa convivenza nel panificio si è creato un ambiente favorevole alla trasmissione delle tradizioni, del dialetto, della cucina, delle tematiche legate alla fede, dei racconti d’infanzia, della musica, insomma tutto il bagaglio culturale dell’immigrato ripese. Il luogo di lavoro era adiacente alla casa, quindi tutta la vita familiare si svolgeva in quello spazio, mescolata con quella lavorativa.Questo fenomeno era particolarmente accentuato quando i coniugi, nucleo della famiglia, erano di origine ripese, perché dialogavano tra di loro in dialetto e cercavano costantemente di far rivivere tali tradizioni con i figli, e poi con i nipoti. Allo stesso tempo, gli immigrati continuavano a mantenere la loro cerchia di amici, e così le famiglie condividevano il tempo libero e si intrecciavano legami tra i loro figli.

Il sostegno dato dall’avere un “connazionale” vicino si è riflesso non solo in termini lavorativi, ma anche emotivi, nel sostegno, nella comprensione delle implicazioni dello sradicamento. Forse si può dire che si trattava di un comportamento piuttosto endogamo, che si diluiva di generazione in generazione.

Questo fenomeno sociale è ciò che ha contraddistinto l’immigrazione Ripese a Rosario. È l’unico comune italiano di Rosario che è riuscito ad appropriarsi culturalmente di un mestiere, di un mestiere nobile come la produzione del pane e di altri prodotti tradizionali della panificazione e della pasticceria. Anche questo paese riuscì a mantenere nel tempo questa egemonia nella produzione del pane. Allora gli affari si mescolavano con la famiglia, l’amicizia e la tradizione.

Note: Ripese = Ripalimosani comune della Prov. di Campobasso – Molise

Vedi anche:Associazioni  molisane in Argentina

Chiesa Madonna delle Nevi in contrada Quercigliole
Comune di Rioalimosani

 

 

 

 

 

 

 

I Molisani nel Mondo ringraziano  Mariela per averci raccontato questa importante esperienza vissuta dai Ripesi emigrati da Ripalimosani in Argentina.
Ripalimosani: il paese delle piccole industrie.
Ripalimosani: il paese delle piccole industrie. Infatti, erano molte le attività artigianali in questo paese e tra le tante ricordiamo le più importanti: l’arte del cordame, l’industria del gesso, la produzione del vino e della tela. Quella che più si è contraddistinta, sia per il valore commerciale sia per la qualità del prodotto, è stata quella del cordame con la produzione di spaghi e corde di ogni tipo. La fabbrica del cordame era un’area chiamata “Orto dei funai” e la sua tipicità consisteva nel fatto che gli operai e le macchine lavoravano all’aperto.

 

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